Quando se ne va una figura così importante ogni parola sembra superflua, rimane solo un grande vuoto impossibile da colmare. Tuttavia è bello celebrare, ricordare momenti belli, aneddoti, sensazioni, emozioni, una serie di uniche vibrazioni che si provavano nello stare insieme a Panerai, un fenomeno di ingegno e risonanza, un monumento vivente al canto, testimone e interprete di giornate uniche irripetibili, ogni gesto sembrava liberasse la famosa polvere di stelle di cui era colmo.Testimonio solo quello che ho vissuto, raccontando e mettendomi in un angolo come un narratore devoto deve fare, e ne faccio partecipe ognuno di voi perchè la mia non è stata solo una fortuna ma un’onore che credo molti avrebbero voluto vivere di incontrarlo e di vivere alcuni momenti di vita insieme.
Genesi di una conoscenza illustreParlando in casa con mio padre, spesso ricordando i momenti belli della sua carriera, saltò fuori il Concorso Bastianini di Siena che mio padre vinse nel ’79 di cui Panerai faceva parte della giuria. In quella occasione il grande si era distinto per la sua onestà, perchè aveva messo in chiaro a una sua celebre collega il suo pensiero schietto, obbligandola a venire a più giusto verdetto. Una cosa di cui mio padre è sempre stato riconoscente al grande Rolando, che infatti si ricordò della voce del giovane Giancarlo (mio padre) e fece il suo nome a Genova per coprire l’ultima recita del Gianni Schicchi, che vedeva tra gli altri la presenza della giovanissima Daniela Dessì nel ruolo di Lauretta e il grande Ivo Vinco nel ruolo di Simone. Riprendere Panerai anche per una sola recita fu un grandissimo onore.Poi altre volte si sono incrociati, ad esempio cantando insieme un Elisir d’Amore in Piemonte, e a Pisa una bellissima Rondine in cui Panerai faceva le prime e mio padre le repliche. Insomma una convivenza amichevole e basata sulla stima.Colto da grande curiosità chiesi a mio padre di farmelo conoscere. Ricordo ancora il telefono che vibrava... un portento naturale, forza della natura anzi, rispose a mio padre con quel suo tipico accento fiorentino tra il gentile e il sardonico, un timbro e una simpatia tutta personale che conquistava. Mi portai le mie romanze (due) e con l’amico pianista Tiziano Mangani andammo a casa sua.
La villa di Gianni Schicchi"La vedete Firenze"... questo era il primo pensiero arrivati alla villa di Rolando, un complesso che aveva un giardino e una bella terrazza da cui si vedevano gli olivi e dietro gli olivi la città di Firenze, li adagiata, sotto i suoi piedi. Fermato "a rimirar Fiorenza" un po’ di minuti, si avvicinò lui e disse una cosa tipo "Se vi fermate ancora li vi devo fa’ pagare il biglietto", un modo per metterci subito a nostro agio, con amicizia e il sorriso ci sentimmo subito a casa.Il suo studio era un ambiente in cui era conservata una coltre immensa di statuette di lui nei vari (decine e decine) di ruoli che ha interpretato nella sua carriera, mi ricordo nel vedere i miei lucciconi disse "... me l’ha fatte un ami’o... vedi come sòn bellini".Mi misi a cantare, prima "Vecchia zimarra" poi "La calunnia". Lui disse che c’era del buono, poi incominciò a fare degli esempi.... la stanza tremava, non era cosa umana, ogni suono era come inserito in un amplificatore naturale da cui scaturiva un espressione vocale senza freni, costrizione alcuna. Chiesi come era possibile riuscire a raggiungere quella massa di suono."... mettevo i dischi di Titta Ruffo. Da giovane non mi piaceva tanto, potevo andare anche a trovarlo giacchè era ancora vivo, ma preferii non andare. Poi ho capito e ne ho rimpianto, comunque allenandomi a ricercare il suo suono ho capito i suoi segreti, questa grande libertà e ho raggiunto questi risultati." Nel 2008.... già era molto anziano all’anagrafe ma di fatto era un ragazzo, sicuro più giovane anche di me!Insomma con questa emozione ancora addosso decidemmo di invitarlo a Pisa, al Premio Letterario Pisa di cui mio padre è presidente per omaggiarlo di un premio molto prestigioso dedicato alle figure più rilevanti del mondo culturale italiano.
Il Galeone d’Oro 2008 assegnato a PaneraiAspettavo trepidante davanti al Comune di Pisa l’arrivo del grande maestro, insieme al portiere e a una cara amica amante della lirica che era impiegata in comune. Andò a prenderlo a casa un caro amico, un giovane tenore, Yuri Romoli. Quando arrivò, dopo poco rimanemmo io e lui soli e lo portai alla Sala delle Baleari, il luogo della cerimonia di premiazione della 50^ edizione durante la quale gli fu consegnato il premio "Galeone d’Oro" dal presidente del Rotary Club di Pisa.Nel mentre che aspettavamo, tirai fuori delle foto, tra cui una molto curiosa che ritraeva insieme lui e mio padre nell’Elisir d’amore. Mi ricordo il suo commento che fu del tipo "se lo sapevo la parrucca me l’andavo a comprà’....". Con bramosia cercai su internet sue foto, in particolare del suo Ford (straordinario!), ma non ero riuscito a fare di meglio che prendere un fotogramma dal video, migliorarlo al photoshop e stamparlo su un foglio lucido in tipografia. Lui la guardò e mi fece una dedica molto particolare "Ad Alessandro ben’augurando Panerai Rolando" e si mise a commentare. Ridemmo molto, fu un’attesa molto bella. Mi raccontò alcuni aneddoti, mi parlò del fatto che gli sembrava strano da fiorentino essere nella sala consiliare del Comune di Pisa, ricevere un premio dai pisani, per giunta d’oro. E li altre risate.Arrivarono gli altri invitati, tra cui Sergio Zavoli. La cerimonia si concluse e tornò a casa prima della cena. Dopo alcuni giorni ci vedemmo recapitare a casa una sua lettera, molto affettuosa e riconoscente che ancora conservo, in cui ci ringraziava del bel premio ricevuto e dell’amicizia che gli avevamo dimostrato. Un pensiero anche a Yuri che lo aveva portato in auto. Durante il viaggio Yuri ci raccontò che Panerai aveva cantato in auto alcune frasi di arie di Tosti per fare degli esempi, e spensierato, si era messo a parlare di cose del canto, di aneddoti, una spiegazione molto particolare di come fare gli acuti pensando a fare basket con la palla e un battutone sull’appoggio che non posso ripetere in questa sede.
Gli omaggi a Panerai e a Franco Calabrese a PisaC’era una grande amicizia tra Panerai e Calabrese, data dalla loro assidua frequentazione dai tempi della scuola della Scala, fucina insigne di talenti, da cui sono partiti per calcare i palcoscenici di tutto il mondo.Mio padre era stato allievo di arte scenica di Franco Calabrese, è quindi normale che fosse anche questo un ulteriore punto di contatto con Panerai.Elio Trovato, uno storico molto apprezzato e ricercatore affezionato di carriere di artisti lirici, curò la biografia di Panerai. Nell’occasione del premio ne parlammo e quindi risultò naturale offrire nel nostro piccolo teatro della Soffitta a Pisa una occasione unica per presentare il libro, magari con la presenza del grande Rolando.Appena contattato Rolando accettò con entusiasmo e si procurò di parlare con Trovato per combinare una data utile per fare la presentazione del libro a Pisa.Alla Soffitta quindi organizzammo un concerto lirico, ricordo cantarono Tiziano Barontini, Claudio Lonzi, Valeria Filippi, Yuri Romoli e il sottoscritto, con al pianoforte Federica Bianchi e Silvia Mannari, a cui toccò "l’arduo" compito di accompagnare Panerai."... mah... canterò una ’anzone come omaggio, non so bene ancora cosa... magari portate un po’ di arie così vediamo poi come mi sento, e se mi sento di ’antare..." Ecco. Ne cantò tre.Nell’ordine: "L’ultima canzone", "Occhi di fata" e poi "Di Provenza" dalla Traviata.Forse nella mia vita avrò assistito ad eventi unici, certo non sono un essere speciale per questo, anzi quando sbaglio a cantare sono ancora più duro perchè dimostro di non aver ancora capito.... del tutto, però vi giuro: mi sentii davvero un privilegiato. Di Provenza spettacolare, che risulta immortalato per altro in un video che conto di ritrovare, che fu realizzato dal marito di Valeria Filippi.Tutto quello che facemmo noi fu un semplice omaggio, ma lui ci ridonò la sua arte con grande generosità, tanto che la gioia fu veramente difficile da contenere.La Soffitta si era resa ancora una volta testimone di un evento unico, storico. Un luogo che aveva visto le esibizioni di grandi artisti, la presentazione di "Ossi di seppia" di Eugenio Montale da parte dell’autore, la recitazione di Ubaldo Lay, che aveva accolto il suono del violino di Uto Ughi, e le note di tanti e tanti concerti, avevano quel giorno raccolto le potenti note scaturite dal fenomeno che era Rolando Panerai.Alla fine del concerto ci fu la firma da parte di Panerai dei libri della biografia, e successe un fatto molto particolare. Era presente alla manifestazione il "pisantropo", storico uomo di teatro e cultore del bel canto, Giampaolo Testi che parlando animatamente di opere si era distratto non vedendo la sedia che si era intanto spostata dietro di lui.Panerai, quasi ottantenne, con un guizzo afferrò Testi che se ne stava andando con le terga in terra, tanto che Testi nel ringraziarlo gli disse "Menomale c’eri tu, oh giovane!"Battuta rimasta storica.Seguirono solo pochi mesi e facemmo sempre alla Soffitta l’omaggio a Franco Calabrese. Babbo chiamò Rolando per ringraziarlo e lo informò di questo evento.Ne fu entusiasta, tanto che volle essere presente anche a quell’incontro.Renzo Cresti scrisse un bel libro biografico sul basso Franco Calabrese, che era il padre di sua moglie Chiara, per le edizioni Del Bucchia ("Franco Calabrese nel teatro lirico italiano").Facemmo un incontro musicale, Rolando portò il suo ricordo speciale di un collega e un amico che da sempre aveva condiviso con lui tante produzioni e avventure, omaggiando l’artista e il tratto umano speciale di Calabrese.
Il Gianni Schicchi a Villa Bardini a FirenzeUna occasione speciale, un evento molto significativo, prendere parte al Gianni Schicchi, in un luogo simbolo di Firenze, da cui si vede, come recita il libretto, l’Arno che scorre baciando Piazza Santa Croce e con essa tutta la città.Regia attenta e appassionata di Vivien Hewitt, che teneva fede delle indicazioni di Panerai, diretto "discendente" delle volontà di Forzano, il librettista dello Schicchi, con cui aveva avuto la fortuna di lavorare e montare l’opera. Ci preparammo per l’evento, che era proprio il "die primo septembris" del 2016, e la sera della recita ricevemmo il premio di avere Rolando li, in prima fila, a vederci.Una grande emozione essere in quel luogo, ma ancora di più una grande emozione avere "Gianni Schicchi in persona li davanti". Alla fine mi ricordo passò a salutare tutti noi, io ero Simone. Mi guardò con "i suoi occhi furbi che gli illuminavano di riso il viso" e mi disse "Sei furbo tu!".Si concesse a tutti per le foto, con il suo bastone aspettò paziente subendo il nostro assalto affettuoso
Ancora altre occasioni in cui mi ha ascoltato cantare, ci siamo incrociati, salutati, ma queste sono le cose più significative, i ricordi più speciali, di un uomo, di un artista a cui dobbiamo molto, che rimarrà di certo nella memoria di tutti noi, che ha lasciato tantissime testimonianze audio e video.Vi invito, in chiusura, a cercare tali testimonianze (l’elenco abbastanza aggiornato lo trovate scritto da me nella sua pagina di Wikipedia).Ciao caro Rolando, un grande onore averti conosciuto e aver potuto raccogliere un po’ di quel genio che brillava dai tuoi occhi.Alessandro Ceccarini