Proseguiamo gli incontri con gli artisti del firmamento lirico italiano per la rubrica "Le interviste del Loggione".
Sono stato particolarmente felice di intervistare il baritono Biagio Pizzuti, persona veramente speciale e bravissimo collega.
Alcuni giorni fa ho potuto rivolgergli queste domande, da cui ne è scaturita una intervista molto piacevole e interessante.
Grazie di cuore Biagio per la tua disponibilità!
A breve saranno disponibili sul sito altre interviste che ho potuto fare in questi giorni, perciò non perdetevi anche i prossimi articoli! Grazie ai tanti amici e appassionati che seguono il sito e il gruppo "L'Opera lirica dal Loggione & Musica in Opera", in particolare vi ringrazio personalmente per manifestarmi la vostra stima sia pubblicamente che privatamente sul sito e su facebook.
Più di 1000 persone hanno letto infatti la mia intervista con il M° Ciro Visco, ma anche gli ultimi articoli sull'origine della musica nel mondo. Grazie dal profondo del cuore!
Alessandro Ceccarini, adm
- Carissimo quali sono stati i tuoi studi? I tuoi esordi? Ti ricordi ancora le emozioni che hai provato le prime volte sul palcoscenico?
Tutto è cominciato con lo studio del pianoforte all'età di sei anni, in seguito alla scomparsa prematura di mio padre. Nessuno pensava che la musica, che all'epoca aveva come unico scopo quello di regalarmi qualche ora di distrazione da un avvenimento che nessun bambino dovrebbe mai vivere, si sarebbe trasformata in passione e, successivamente, in lavoro. Poco prima del mio diploma, ebbi il primo approccio lavorativo al mondo dell'opera come maestro collaboratore, finché un giorno durante un'audizione, preso dalla noia mentre accompagnavo l'ennesima Musetta, intonai con ingenua sicurezza "Legatemi alla seggiola!" e fui notato dal Maestro Yoram David, che mi suggerì di intraprendere lo studio del canto lirico. Inizialmente non ci feci molto caso, ma durante l'estate, un pò per curiosità ed un pò per gioco, mi preparai per sostenere l'esame di ammissione al corso di canto al conservatorio di Salerno. Diciamo che mi sono tuffato in questo mondo quasi in modo casuale, sempre portato dal destino, come dico io. Il mio non è un percorso simile a quello di tanti che hanno studiato fin da subito canto perché volevano fare i cantanti, e infatti mi porto ancora oggi, ogni tanto prima delle recite, il retaggio della tensione dei pianisti: più che la "gola fredda", ho le mani fredde, come molti pianisti appunto.
È difficile esprimere a parole le diverse emozioni che ho provato le prime volte sul palcoscenico, ma è facile intuirle visto ciò che la musica ha rappresentato per me. Non posso tuttavia esimermi nel raccontare la mia primissima volta sul palcoscenico, episodio che oggi ricordo con simpatia: fui invitato a cantare il Commissario Imperiale nella Madama Butterfly a Spoleto (proprio a Spoleto successivamente debuttai uno dei miei primi ruoli pucciniani protagonisti, Gianni Schicchi, in quanto vincitore dell'edizione 2014), mi ritrovai per scelte registiche ad entrare in scena molto tempo prima del mio momento musicale, così impiegai tutto quel tempo a ripassare in mente la mia "difficilissima" parte. Un attimo prima che arrivasse il mio grande momento, alla battuta di Goro "Tutti zitti", ebbi la sensazione che sarei stato zitto per davvero. Fortunatamente, però, furono giusto due secondi (per me interminabili) e andò tutto bene.
- Hai davvero un repertorio vastissimo, pieno di personaggi veramente, oltre che importanti, anche intriganti, in cui è richiesta una bravura artistica, che decisamente non ti manca. Quali tra essi sono i tuoi preferiti?
Certamente le mie origini campane hanno favorito la vicinanza alla commedia napoletana, quindi riesco a destreggiarmi abbastanza bene nell'interpretazione dei personaggi più disparati, dai brillanti come Malatesta, Belcore, ai seri come Enrico, Duca di Nottingham. Ho avuto anche la possibilità, un po' per mia peculiarità ed un po' per i miei iniziali studi da basso-baritono, di affrontare ruoli di diversa estensione, da Leporello e il Figaro mozartiano, a Ford e Dandini.
Assolutamente vera la frase del grande Eduardo De Filippo che diceva "L'uomo non è cattivo, ha solo paura di essere buono", infatti, io mi sento molto più vicino a personaggi passionali e "concreti" come Ford, Enrico Ashton, il Duca di Nottingham. Sono tutti personaggi "scottati" da qualcosa o qualcuno, che li ha in qualche modo feriti e quindi induriti nel cuore e incattiviti. Ritrovo in questi personaggi caratteristiche che si sposano meglio col mio modo di sentire e vivere.
- Quale ruolo che hai già cantato vorresti reinterpretare a breve e quale di quelli che non hai ancora cantato vorresti impersonificare presto?
Come già accennato, mi sento molto vicino a personaggi come Enrico e Duca di Nottingham, che mi piacerebbe reinterpretare e "riscoprire". Ogni ruolo cela diverse sfumature pronte ad essere colte esecuzione dopo esecuzione, come ci insegnano grandi artisti del calibro di Mario Del Monaco, di Giovanna Casolla, giusto per dirne due, che hanno interpretato centinaia di volte rispettivamente Otello e Turandot, ma suscitando sempre la meraviglia del pubblico, senza mai annoiarlo e annoiarsi.
Ci sono tanti ruoli che mi piacerebbe interpretare, ma bisogna sempre rispettare la propria voce e mai bruciare le tappe. A quale baritono infatti non piacerebbe interpretare Nabucco, Conte di Luna, Jago, Scarpia? Ma per quanto lo desideri, preferisco sognare di interpretare ruoli fattibili in un futuro più prossimo, più affini alla mia vocalità e pertinenti alla mia età, restando nel repertorio che al momento mi sta più a cuore, cioè quello del belcanto serio, come ad esempio Riccardo ne I puritani, Re Alfonso XI ne La Favorita, Severo nel Poliuto, senza però dimenticare la mia predisposizione al repertorio verista più giovanile, al quale mi piacerebbe affacciarmi con ruoli come Marcello, Lescaut, Silvio, Sharpless, Sonora o, se posso osare, il Verdi del Don Carlo col Marchese di Posa.
- Ho apprezzato moltissimo il piccolo capolavoro, molto gustoso devo dire, di Ponchielli "Il parlatore eterno" che ti ha visto qualche giorno fa come protagonista. Cosa ci puoi dire di questa esperienza?
Mi è stato lanciato un guanto di sfida e con piacere l'ho accettato. A onor del vero, ho saputo di questo impegno circa un mese prima dell'inizio della produzione, ma forte del mio percorso pianistico che mi agevola nello studio delle parti, sono riuscito a trovare velocemente la chiave di lettura per affrontare questo gioiellino ponchielliano. Non è stato semplice, non avendo tra l'altro alcun riferimento disponibile, dal momento che si tratta di un'opera eseguita con orchestra per la prima volta in tempi moderni. A tal proposito, è per me un privilegio, oltre che una responsabilità, sapere che oggi la mia è la prima, e per il momento unica, esecuzione con orchestra mai registrata. Non è stato facile affrontare vocalmente lo spartito, in quanto si tratta di un insieme di momenti musicali di ispirazione donizettiana e rossiniana, che non seguono uno stile ben definito: ci sono momenti puramente belcantistici, in cui è necessario sostenere un fraseggio elegante e legato, d'improvviso si passa a veri e propri sillabati di stampo rossiniano. Inoltre come suggerisce il titolo stesso, è richiesta una non indifferente resistenza fisica e vocale, dal momento che il cantante è in scena, cantando ininterrottamente, per tutta la durata dell'opera. Per mia fortuna, a dirigere era la bacchetta del Maestro Daniel Oren, con il quale c'è stata fin da subito un'intesa musicale stupenda, grazie alla quale è stato possibile affrontare il ruolo con serenità. Quest'opera che mi vedeva protagonista, ha consolidato il nostro rapporto di reciproca stima e fiducia.
- Le riflessioni sui tempi di oggi ci portano forse un po alla tristezza, però ti senti di inviare un messaggio ai colleghi e ai ragazzi che in questo momento stanno iniziando il loro percorso artistico?
Questi sono tempi duri persino per cantanti affermati e in carriera da anni. Ho molti colleghi e amici fermi da un intero anno a causa di questo maledetto virus. Io posso ritenermi fortunato, nonostante abbia subito la cancellazione e riprogrammazione di molti impegni importanti. Posso ben capire lo stato d'animo dei giovani talenti che si trovano oggi in un momento di totale incertezza. Ho lottato e lotto ancora oggi per realizzare il mio sogno e affermarmi, ma per necessità ho dovuto sempre essere una persona molto pragmatica. Sono figlio unico, figlio di figli unici e rimasto orfano di padre, ho potuto contare unicamente su mia madre e lei su di me. Non mi vergogno a dirlo, ma sin da molto giovane mi sono ritrovato a fare i lavori più comuni, dal cameriere alle cosiddette "marchette", mi sono laureato nella facoltà di Farmacia, per avere un piano B qualora non fossi riuscito a realizzare il mio sogno. Questo senso di responsabilità, oggi è più forte che mai essendo papà di due gemelline di due anni e, come tutti i genitori, cerco, per quello che posso, di non far mancare nulla alla mia famiglia. Mi sento dunque di dire ai giovani: non mollate mai! Lottate sempre per i vostri sogni, ma non dimenticate che la vita a volte ci riserva prove difficili da superare e il migliore dei modi per affrontarle è impegnarsi, studiare, dare sempre al massimo di se stessi, e, se possibile, tenere da parte un piano di riserva, dal momento che questi son tempi duri e, purtroppo, non si è giovani per sempre.
Questo lavoro non è semplice, deve piacerti tanto, perché è un lavoro che ti porta lontano dalla tua famiglia, dai tuoi amici (perché ti sembrerà di averne tanti, ma i veri amici, quelli che resteranno anche quando tutto questo sarà finito, e può finire domani come tra vent'anni, si contano sulle dita di una mano). Quando tutto questo finirà avere una famiglia e dei veri amici sarà fondamentale…sembrerà banale ma è la verità. Nei momenti di difficoltà scompaiono tutti e si dimenticano di te.
Il mio "segreto"?
Raggiungere la serenità, quella del "dietro le quinte", che ti supporta e non ti ostacola, perché alla fine dello spettacolo, dopo gli applausi, cala il sipario e si ritorna alla vita vera.
Grazie carissimo per la tua gentile disponibilità, ti porgo i miei migliori auguri, seguiremo con piacere i prossimi impegni che ti vedranno come protagonista.
In conclusione alla intervista allego anche alcuni video di Biagio Pizzuti disponibili su Youtube:
Verdi - Falstaff - "E' sogno? O realtà?"
Mozart - Le nozze di Figaro - "Hai gia vinta la causa...Vedrò mentr'io sospiro"
Ponchielli - Il parlatore eterno - opera completa
Enrico Ashton in Lucia di Lammermoor al Teatro Mario del Monaco di Treviso (Foto Paolo Chiriaco)
Nota (La foto in copertina è di Paolo Chiriaco)