DIE SCHÖPFUNG
Oratorio di Franz Joseph Haydn
su libretto di Gottfried van Swieten
tratto dalla Genesi, dai Salmi e dal poema Paradise Lost di John Milton
Direttore e Maestro del coro: Philippe Herreweghe
Personaggi e interpreti
Raphael/Adam Florian Boesch
Uriel Werner Güra
Gabriel/Eva Robin Johanssen
Con l’approssimarsi della fine di agosto e il progressivo ritorno del pubblico dalle vacanze e dai vari festival musicali estivi, le istituzioni musicali europee ricominciano lentamente le loro attività. In linea con le proprie consuetudini pre-pandemia, l’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam, propone in queste settimane la propria stagione tardo estiva, sponsorizzata dalla Vrienden Loterij, che offre alla capitale olandese, ancora immersa nei trenta gradi dell’ondata anticiclonica estiva, una serie di concerti che fanno da antipasto alla stagione sinfonica vera e propria, la quale aprirà formalmente il prossimo 9 settembre, con il grande concerto in piazza Dam. Nell’ambito di questa serie di concerti, giovedì scorso la Concertgebouworkest ha proposto una pregevole esecuzione della Creazione di Franz Joseph Haydn, eseguita nell’originale tedesco, con la partecipazione del Collegium Vocale Ghent, sotto la bacchetta di Philippe Herrewege.
Il direttore belga, grande specialista nel repertorio antico e barocco, propone una lettura che enfatizza gli aspetti classici e illuministi dell’oratorio, forse lasciando un pò in secondo piano gli elementi drammatici e romantici e mancando un pò di pathos nei passi che richiedono più trasporto. Comunque, Herrewege abbraccia completamente lo humour haydniano e il ‘tone painting’ sinfonico che caratterizza questa pagina, creando suggestive immagini attraverso il colore orchestrale. Si vedano, per esempio, gli interventi del fagotto e del clarinetto nell’accompagnamento di Nun beut die Flur das frische Grün a rendere l’atmosfera idillica della fresca verzura, e quello dei fagotti e dei flauti in Auf starkem Fittiche schwinget sich der Adler stolz ad evocare rispettivamente il tubare dei piccioni e il canto dell’usignolo. La direzione è caratterizzata da grande compattezza, equilibrio, pulizia e cura del dettaglio, mantenendo sempre un passo scorrevole e fluido. I molti passi contrappuntistici sono sempre gestiti con precisione e sicurezza. L’orchestra sfoggia un suono trasparente ed elegante, in cui risaltano i toni chiari. Tuttavia, il suono pastoso tipico dell’orchestra del Concertgebouw emerge comunque nei grandi momenti orchestrali come l’Ouverture, l’accompagnamento al recitativo Gleich öffnet sich der Erde, il coro Alles lobe seinen Namen e l’introduzione al recitativo del tenore Aus Rosenwolken bricht, eseguita in maniera molto suggestiva. Particolarmente degna di nota è la prestazione del Collegium Vocale Ghent, compagine corale che si distingue per la qualità vocale dei singoli membri, con interventi sempre incisivi e un suono sontuoso e compatto, in cui tutte le sezioni sono sempre ben udibili, inclusa quella tenorile che a volte negli ensemble nordici tende a non essere sempre incisiva. Particolarmente notevoli la celebre esplosione sulla parola ‘Licht’, all’inizio del giorno I, il coro Vollendet ist das große Werk e la gloriosa fuga finale Des Herren Ruhm, er bleibt in Ewigkeit.
Passando alle voci soliste, il basso Florian Boesch, nella parte dell’Arcangelo Raffaele e di Adamo può contare su una grande presenza scenica ed una dizione sempre chiara. Egli trasmette al meglio tutto lo humour contenuto nella scrittura di Haydn. Ciò è evidente, per esempio, nell’evocazione dei vari animali e del ronzio degli insetti in Gleich öffnet sich der Erde Schoß . Il timbro è leggero, in linea con l’impostazione generale dell’esecuzione, l’emissione generalmente fluida, la voce corre per la sala. Purtroppo la gestione della zona acuta risulta spesso discutibile, con artificiosi ed improvvisi salti di colore e la tendenza a spoggiare. Non è chiaro se tale approccio sia dovuto alla ricerca di un effetto sul piano espressivo o ad un difetto sul piano della vocalità (la tecnica del cantante austriaco appare per il resto solida). In ogni caso, esso porta il cantante ad emettere suoni non piacevoli e spesso scarsamente udibili. Il tenore Werner Güra (Uriele) si distingue per l’attenzione scrupolosa alla parola, il fraseggio elegante e il senso del legato. Il timbro è omogeneo lungo tutta l’estensione vocale e l’emissione è alta, flessibile, mai forzata. In alcuni passaggi la voce può forse risultare anche troppo leggera per la parte, ma ciò non impedisce di apprezzarne il bel colore dalle sfumature argentee. Tali qualità emergono in particolare nelle due arie Nun schwanden vor dem heiligen Strahle… Erstarrt entflieht der Höllengeister Schar e soprattutto Mit Würd' und Hoheit angetan, affrontata con perizia, acuti sfavillanti ed una linea vocale elegante. Molto buona anche la prova del soprano Robin Johanssen, nei ruoli dell’Arcangelo Gabriele e di Eva. Dotata di una voce cristallina, agile, tutta avanti, con un bel vibrato naturale e acuti facili, risulta particolarmente a suo agio nei passi più virtuosistici (si veda a questo proposito l’aria Mit Staunen sieht das Wunderwerk). Notevole anche l’aria Auf starkem Fittiche schwinget sich der Adler stolz, in cui il sapiente uso dei colori e la voluttà nella zona acuta la rendono molto efficace nell’evocazione del canto degli uccelli.
Alla fine standing ovation per tutti, che al Concertgebouw è di prammatica, visto che il pubblico olandese è solito alzarsi in piedi negli applausi finali.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 25-08-2022
di Kevin De Sabbata
(28-08-2022)