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A distanza di un mese circa dalla Premiere ( qui la recensione del 28 Gennaio
https://www.musicainopera.com/blogmusica-e-parole/post/180241/al-capone:-da-re-dei-gangster-a-re-del-musical---di-loredana-atzei ) lo spettacolo di Al Capone si presenta ancora più efficace.
Frutto evidente di un lavoro continuo da parte di tutti gli artisti e dei tecnici per ottenere il miglior risultato possibile in un’opera che sembra rinnovarsi di serata in serata.
La descrizione di ogni personaggio è meticolosa. Il corpo di ballo unisce abilità tecnica, eleganza e grandi doti recitative.
Lo spettacolo di Jean Felix Lalanne, con scene di Jean-Louis Grinda e i costumi di David Belugou, è un tripudio di colori e sequenze esteticamente appaganti curato fin nel minimo dettaglio.
Dalle fotografie in bianco e nero che campeggiano dalle pareti dello speak-easy di Lili (tra le quali mi è sembrato di riconoscere una foto di Caruso del 1917. Potrei sbagliare ma ci starebbe. Perché Al Capone amava la lirica.), al barattolo di caffè poggiato sullo scaffale nella bella ricostruzione dell’ ufficio di Eliot Ness, fino alla piccola fiaschetta di metallo che lo stesso Ness estrae dalla tasca per bere dell’Whisky.
Sono pochi infatti a sapere che il poliziotto a capo della squadra de “Les incorruptibles” beveva…probabilmente anche troppo.
Dettagli che sono evidentemente frutto di una grande ricerca storica e una coerenza stilistica che non viene mai meno e che unisce in modo superbo la parte visiva a quella musicale.
La sensazione per il pubblico è quella di assistere ad uno spettacolo sempre nuovo che ogni sera soddisfa tutte le più alte aspettative.
E’ una montagna russa di emozioni dove lo spettatore viene accompagnato nella Chicago del proibizionismo a rivivere momenti di gioia, di tristezza, d’amore.
E ogni volta si ammirano nuovi dettagli, nuove espressioni nei volti, e si familiarizza con gli interpreti di contorno arrivando a comprendere le capacità camaleontiche di ognuno.
Rispetto alla prima del 28 gennaio sono tante le modifiche che hanno contribuito a rendere lo spettacolo più incisivo.
I movimenti più fluidi delle scene, alcune piccole variazioni nei brani, qualche aggiunta.
Un grande lavoro di rifinitura che testimonia una voglia di ricercare ad ogni costo la perfezione.
Durante la rappresentazione pomeridiana del 3 Marzo ho avuto la possibilità anche di apprezzare Bastien Jacquemart, cover di Bruno Pelletier nel ruolo di Eliot Ness.
L’artista conferisce al ruolo una presenza scenica notevole, un’interpretazione sentita e una voce calda e molto espressiva.
Durante i saluti finali sul palco si respira un sano entusiasmo che contagia il pubblico. L’ultima scena è divertente, ricca di azione, goliardia e gesti atletici.
Da un punto di vista della comunicazione questi due minuti costituiscono un vero colpo di genio perché sono catartici e mandano a casa il pubblico accompagnato dalla sensazione di aver assistito ad una festa.
Una festa alla quale non si vede l’ora di partecipare nuovamente rivivendo tutto dall’inizio.
Consiglio di buttare un occhio sul fondo a sinistra verso il bancone del Bar.
Mentre in primo piano il corpo di ballo si esibisce sulle note di “Filles a voyou” Al Capone corteggia una delle ragazze finchè non se ne accorge la bella Lili: la reazione della donna è comprensibile e la scena è spassosa.
D’altra parte Capone era anche questo: Il miglior cliente di se stesso.
L’aggiunta più significativa è sicuramente il filmato proiettato durante il duetto tra Al Capone e Rita nel brano “La maschera” , che ci mostra lui che, di fronte ad uno specchio si spoglia dei vestiti eleganti, degli anelli, fino a cancellare, come per magia, i tagli dal suo viso. E’ una sequenza filmica perfetta con un uso sapiente delle inquadrature, compresa una trasfocatura di grande effetto e, da un punto di vista comunicativo, è emozionante e profonda e ci svela qualcosa di più su un personaggio complesso e difficile da decifrare.
Proviamo allora a scoprire qualche cosa di più su Al Capone in una chiacchierata con Roberto Alagna nella pausa tra una rappresentazione e l’altra mentre veste ancora i panni del Re dei gangster.
Il suo sorriso è contagioso mentre ci alterniamo a snocciolare dettagli sulla vita di Al Capone e sulla Chicago degli anni ’30.
Ma, se io ne so tanto di quell’epoca, lui ne sa molto di più e ha una visione più ampia e intima.
Com’è il tuo Al Capone?
Ho voluto che fosse più umano di come viene raccontato di solito. E infatti alla fine penso di essere riuscito a renderlo anche simpatico. D’altra parte non sappiamo come era veramente.
Ho notato che nella sceneggiatura avete dato molto peso allo sfregio che ne segnava i lineamenti.
Perché probabilmente lui aveva davvero questa maschera che era costretto a portare.
Hai visto?
Dice, sorridendo divertito, mentre mi indica con la mano la guancia sinistra con ancora il trucco di scena.
Abbiamo fatto i tagli uguali a come li aveva lui. Manca solo quello sul collo. Quello non lo abbiamo fatto. D’altra parte lui li nascondeva, si girava per non mostrarli.
Li odiava, non perché pensasse di essere brutto, ma perché gli ricordavano che Yale, l’uomo per il quale lavorava a quel tempo, lo aveva costretto a scusarsi con chi lo aveva sfregiato.
Ma Al Capone era molto di più di ciò che viene raccontato. Ad esempio pochi sanno che in carcere ha comprato un banjo e ha formato un gruppo musicale. Ha scritto una canzone per la mamma e per la moglie. Lei non poteva avere figli così hanno adottato un bambino e lui lo ha trattato sempre come figlio suo. Quando il padre è morto si è preso cura della mamma e di tutti i suoi fratelli e sorelle. Aveva anche un fratello poliziotto. Anche questo non lo sa nessuno.
Si vede durante tutto lo spettacolo che c’è dietro un gran lavoro di introspezione.
A me piace informarmi, capire, studiare. Io studio sempre.
Ad un occhio attento non sfugge che ci sono attori che interpretano diversi ruoli.
Si, sono dei trasformisti. Si cambiano velocemente dietro le scene e diventano un altro personaggio.
Come il ballerino che interpreta il timido e dimesso Contabile e, pochi minuti dopo, si atteggia da gradasso nei panni di un gangster nel bar di Lili.
Lui è straordinario. Ma lo sono tutti. Anche Tom Boissy, che interpreta mio fratello Frank, fa altri ruoli ed è irriconoscibile.
L’ho notato. Interpreta lo strillone tra le altre cose.
Si, esatto. E’ bravissimo. Tutti lo sono. Anche le ragazze del corpo di ballo fanno diversi ruoli. Lisa Lanteri ad esempio è la cover per il ruolo della sorella di Al Capone, Rita. E io devo ammettere che mi sto divertendo molto. E’ come riprendere fiato. Mi ricarica di entusiasmo ed è utile. Mi riavvicina anche alla lirica.
C’è da dire che questo è un musical che non fa rimpiangere la grande opera. Perché è complesso, necessita di belle voci e tanto impegno, con dei ritmi frenetici. Non è facile.
Si, che poi questo non è nemmeno un musical. E’ qualcosa di nuovo a metà strada tra la commedia musicale e l’opera. Musicalmente la tessitura è molto alta, ci sono diversi salti di ottave e ad esempio il finale è tutto sul LA naturale. E poi è faticoso per le corde vocali alternare il canto al parlato.
Però mi sto divertendo molto e il rapporto che si è creato con tutti è fantastico. Il teatro è sempre pieno e il pubblico si diverte. E’ bello.
E’ davvero bello anche vedere realizzato un sogno nato circa tre anni fa, da un’idea di Jean-Felix Lalanne, in piena pandemia, quando tutte le nostre vite si erano fermate e persino sognare sembrava impossibile.
Lasciamo dunque che Roberto Alagna finisca di prepararsi per riprendere il suo posto sul palco de les Folies Bergère dove il grande successo di pubblico ha fatto si che lo spettacolo venisse prorogato.
Possiamo quindi ritrovarlo in scena nei panni di Al Capone fino al 12 Maggio insieme ad Anggun nel ruolo di Lili, Bruno Pelletier e Bastien Jacquemart che si alternano nel ruolo di Eliot Ness, Tom Boissy che interpreta Frank Capone , Kaina Blada e Lisa Lanteri nel ruolo di Rita, a tutto l’ensemble coreografico e all’orchestra dal vivo diretta da Philippe Gouadin che si esibisce sul piano rialzato tra i grattacieli.
Il pubblico ha ancora molte recite per immergersi in questa atmosfera, frizzante e colorata, e continuare a sognare.
di Loredana Atzei