Gioielli di scena, ma anche gioielli privati, gioielli in musica, gioielli contesi, rubati, corone e potere, un reportage sul legame che c'è tra il mondo della Lirica e l'artigianato orafo.
Un tripudio di colori, di ori e argenti, vetro istoriato, pizzi e ricami preziosi, artigianato di valore importante, curato nel dettaglio, indossato da artisti a corredo di costumi e scenografie.
C'è da dire che molte dive (e divi) del teatro lirico arrivarono a detenere ciò che sulla scena fingevano di avere, ovvero in privato possedere gioielli inestimabili, regali di estimatori ma anche oggetti creati appositamente da artisti e case di moda per impreziosire le belle ugole baciate da Dio. Molti tesori sono andati ormai dispersi, ma ancora alcuni oggetti sia di scena che di vita quotidiana degli artisti si sono conservati, e talvolta vengono battuti alle principali aste di tutto il mondo.
I gioielli di scena
Carissimi parlerò di quell'insieme di oggetti, che si vedono sempre più di rado sul palcoscenico ai giorni nostri rispetto al passato, che venivano assegnati in segno identificativo o di ricchezza ai personaggi, ovvero: i gioielli di scena.
Lo spettacolo lirico, dalla sua nascita fino a tutto l'ottocento era assai diverso da quello che conosciamo ai giorni nostri, i gesti e i modi dei cantanti sul palcoscenico sarebbero ritenuti adesso molto impacciati, poco veritieri e quindi farseschi, con qualche eccezione, diciamo erano voci che interpretavano personaggi.
Tutto il corredo, che era composto da ricchi costumi, oggetti di scena, gioielli, varie strutture come baldacchini, macchine in movimento, scenografie sontuose, e pennacchi vari sparsi un po' ovunque, servivano a far si che il tutto fosse magniloquente. Ma la recitazione? L'introspezione del personaggio? Forse, anzi sicuramente, qualche anima sensibile e doviziosa si sarà dedicata anche a questo, ma in generale era il canto, solo quello, ad avere la precedenza.
Con l'avvento, diciamo, del verismo e del teatro moderno, tutta la struttura, consistente in questo grande ingranaggio chiamato teatro lirico, è stata smantellata fino ad arrivare a mettere in scena opere con allestimenti minimali in cui il cantante è il solo protagonista “nudo” della vicenda, e quindi con la sua sola capacità interpretativa e scenica deve rendere il personaggio. Un personaggio che spesso muta di carattere, rispetto al volere iniziale del compositore, migra in diverse situazioni da quelle pensate dal suo creatore, cambiano epoche, rapporti tra i personaggi, motivazioni, mestieri (Rigoletto diventa astronauta, Pinkerton aviatore, ecc.)
Non è solo per mancanza di soldi, come spesso i maligni dicono, ma è proprio la nostra società ad aver sviluppato un senso liquido delle cose, e quindi anche i personaggi che in un primo tempo erano istituzionalizzati, irremovibili dal loro tempo e dai loro spazi, si sono spostati come punti in un piano cartesiano e hanno raggiunto valori diversi, più sulle ascisse dell'interpretazione e meno sulle ordinate della vocalità. Il risultato finale non dovrebbe cambiare come valore assoluto, ma sappiamo che, ahimè, ci sono a volte delle carenze notevoli!
Vuoi perchè si è perso il senso della misura, e quindi anche il piano più perfetto, calcolato nei minimi dettagli, cade e quindi va fuori quota, vuoi perchè le persone non danno il risultato sperato nei calcoli iniziali, o vuoi perchè il progetto iniziale era troppo pretenzioso, insomma, in fin dei conti, le famose “scene” con tanto di ammennicoli (cappelli, sciarpe, mantelli, topazi, corone tutte tempestate) in teatro, a mio avviso... erano utili!
Per non dare spazio alle facezie, e parlando adesso di cose belle, scusandomi del preambolo storico, che comunque mi sembrava doveroso, mi vorrei soffermare nel parlarvi di alcune ditte artigiane e di alcuni gioielli storici, facendovi, quando possibile, ammirare alcuni degli oggetti più belli e significativi di cui sono riuscito a reperire le immagini.
I gioielli di scena della Scala
Sicuramente le produzioni di gioielli più famose create per gli allestimenti della Scala sono delle ditte milanesi Corbella e Marangoni.
Nel primo caso nacque un solido legame con lo scenografo Caramba e nel secondo caso con lo scenografo Nicola Benois.
La costruzione dei gioielli avveniva nel rispetto del disegno preparatorio fornito ai sapienti artigiani, che componevano le tante collane, corone, parure, anelli, spade, braccialetti, fibbie, ma anche gioielli da apporre sui vestiti, come elementi da inserire in sede sartoriale negli strascichi, nelle vesti, nei mantelli (pensiamo ad esempio alla ricchezza di allestimenti di un'Aida o di un Don Carlo).
Colori scelti per essere brillanti, vetri e pietre dure che assomigliavano in grado di lucentezza alle pietre preziose, oro e argento aggiunti “quanto basta” per dare quel calore veritiero, la verosimiglianza degna della più alta oreficeria.
Nel corso degli anni certi oggetti sono divenuti delle vere e proprie reliquie, perchè indossati da celebri artisti, dive del belcanto, personaggi storici del teatro, ed alcuni di essi li possiamo ammirare presso il Museo Teatrale della Scala a Milano, una tappa obbligata per ogni amante della Lirica che si rispetti.
Presso il museo è possibile ammirare il corredo di gioielli, composti da Corona e braccialetti creati per la Norma e in particolare per la grande Giuditta Pasta FOTO 1 (di cui al museo si conserva anche il ritratto), oppure gioielli per Semiramide, Aida, piccoli e grandi oggetti, diademi e pettorali finemente lavorati, come veri e propri gioielli in metallo prezioso. Completano la collezione di oggetti teatrali ventagli, carte da gioco, binocoli, piccoli ma significativi gioielli di artigianato.
Sotto foto dei gioielli conservati al museo e video ufficiale del Teatro alla Scala dedicato alle sale del museo.
I gioielli della Divina
Tanti furono i personaggi che la Callas interpretò nella sua carriera, e tanti sono i bellissimi gioielli che l'hanno adornata in palcoscenico e nella vita mondana. Tra alcuni dei gioielli teatrali più belli sono da ricordare la creazione Christian Dior per Traviata, consistente in una collana Kramer con pietre e fermagli, la collana con diadema di Aida disegnata da Caramba in metallo e pietre variopinte, un bellissimo diadema composto con perle e pietre di più tonalità di verde di Leonora del Trovatore, che dire poi della celebre coroncina di perle con una luna centrale e una cascata di collane formata da fili di perle che la adornavano nella Ifigenia di Gluck alla Scala nel 1957, per culminare con il grande pettorale disegnato da Piero Tosi strutturato, ricchissimo, composto da collane, gioielli, medaglie, lesene abbinate a una corona dorata per il film Medea di Pasolini del '68.
Anche i suoi gioielli personali (questi veri!) sono da ricordare, perchè spesso vere e proprie opere d'arte: una spilla Dior con foglie dorate e pietre azzurre, una parure di rubini e brillanti di Van Cleef et Arpels, un bellissimo anello con uno smeraldo importante che Maria, si dice, preferisse, una borsetta da sera in oro e tanti altri oggetti che, se pur belli, non hanno saputo darle la felicità che spesso cercava. Meneghini fu molto provvido di regali preziosi, un completamento necessario dell'immagine di una diva assoluta, ammirata, osservata, che presenziava a grandi eventi mondani internazionali.
Altro capitolo riguarda i gioielli “in prestito” e in particolare cito la parure di diamanti e rubini con cui si esibì al Operà di Parigi nel suo storico recital. Durante il concerto si vede benissimo tutto il prezioso set, di cui faceva parte il bellissimo anello con al centro una pietra nota come “The pride of Burma”. La collana, pure se eccezionale, aveva un difetto nella chiusura, e durante il concerto (si vede!) creò problemi alla Divina, che dissimulò con scioltezza, anzi “con scenica scienza”
Foto: 1 - Callas in Tosca, 2 - Callas per la copertina del disco di Turandot, 3- l'anello con "The pride of Burma".
Video intervista all'esperto di costumi di scena Rinaldo Albanesi in occasione della mostra "Maria Callas in Scena, gli anni della Scala" del 2017
I gioielli di scena di Renata Tebaldi
Conservati nella sala n°2 del bel museo dedicato al grande soprano possiamo ammirare una considerevole collezione di gioielli di scena, pezzi unici, importanti, significativi, che evocano successi, ricordi, bellissime suggestioni.
Segnala tra tanti oggetti il sito ufficiale i gioielli creati da Corbella per La Traviata e quelli creati da Marangoni per la Fedora e la Tosca, un tripudio di creazioni che potete intanto ammirare nella pagina del sito del museo, cliccando sul link sottostante:
https://www.museorenatatebaldi.it/il-museo/sala-dei-gioielli
I gioielli di Nellie Melba
Una delle dive assolute dell'opera che non poteva mancare nel mio excursus di tesori legati al mondo della Lirica. La diva australiana che ha vissuto il suo apice di celebrità nella Belle Epoque vanta sicuramente alcuni significativi oggetti.
In particolare in ambito privato c'è da menzionare il set di spille in diamanti e turchesi di Cartier battuto all'asta da Christie's a Ginevra nel 2019. Il set fa parte di una bellissima collezione di gioielli personali della Melba, ereditati dai parenti.
Cliccando sul link sottostante, si accede a una pagina con la storia della collezione Melba e l'immagine del prezioso set battuto all'asta.
https://royal-magazin.de/england/nellie-melba/nellie-melba-diamond-turquoise-brooches-cartier.htm
Divi dorati
Anche i maschietti hanno spesso indossato gioielli di scena fantasmagorici. Ricordo i sontuosi allestimenti dei principali teatri del mondo di Don Carlo, La Favorita, Aida, fino ai vari Rigoletto, Trovatore, La Traviata, Ernani, Un ballo in maschera, tutte le opere in costume, insomma la dove la fantasia poteva sbizzarrirsi.
Non starò a entrare ancora nel particolare, citando ulteriori artisti e allestimenti, riservandomi magari in futuro di entrare maggiormente nello specifico, ma tornando all'aspetto privato mi piace solo citare due gioielli appartenuti ad un grande tenore.
Due pezzi unici, segni di devota amicizia: la medaglia d'oro e il braccialetto d'oro di Giuseppe Di Stefano.
La medaglia d'oro fu regalata da Toscanini, come segno di devozione e amicizia per Di Stefano, e il braccialetto da Maria Callas. Entrambi gli oggetti venivano indossati sempre dal grande tenore (la medaglia supportata da una catena d'oro), strapparglieli è stato un gesto che lo ha provato moltissimo.
Mentre era nel sua residenza a Diani in Kenia, il tenore e la moglie furono aggrediti da una banda di malviventi che gli sottrasse i preziosi oggetti già citati e l'orologio, privandolo e privando noi, di artefatti storici molto significativi che di certo non valevano solo il peso dell'oro.
Qui sotto un documento audio in cui Di Stefano parla della medaglia regalatagli da Toscanini
Arie e bijoux - Le pagine più celebri che parlano di gioielli
Come ultima parte del mio articolo vorrei parlare delle opere in cui i personaggi menzionano i gioielli. C'è da dire subito che l'argomento è decisamente sconfinato, e che probabilmente merita ulteriore approfondimento, perchè argomento intrigante e di sicuro interesse.
Spesso sono legati agli oggetti preziosi aspetti psigologici tipici dei personaggi protagonisti della storia, quindi c'è molto da approfondire. Basti pensare, come oggetto must per elezione, alle tante corone che sono menzionate nelle opere (ad esempio Nabucco "Tutto vedrem rifulgere di mia corona al suol", la stessa corona simbolo del potere che al momento di proclamarsi dio era stata colpita da un fulmine, e, rotolando via da lui, era stata raccolta da Abigaille per intronizzarsi al suo posto), ma anche scettri (Carlo nell'Ernani "Scettri! Dovizie! Onori!" e Altoum in Turandot "Il sacro scettro ch'io stringo gronda di sangue"), serti (il Re in Aida "Vieni, e mia figlia di sua man ti porga il serto trionfale."), e via dicendo, tantissimi oggetti legati al potere, ma anche alla bellezza, alla ricchezza, alla gioia del benessere (Manon Lescaut), alla solitudine di un re o di una regina, alla sfera devozionale (Tosca in Vissi d'arte "Diedi gioielli della Madonna al manto", la stessa Tosca che poi raccoglierà "oro e gioielli" per la tentata fuga con Cavaradossi) o anche a problemi semplici come voler tenere fede a una parola data (la ricerca della spilla da parte di Barbarina nelle Nozze di Figaro "L'ho perduta, me meschina!").
Due delle arie decisamente dedicate ai gioielli, molto famose e molto belle, sono l'aria di Marguerite dal Faust di Gounod detta "l'aire des bijoux" e l'aria di Dappertutto da Les Contes d'Hoffmann di Offenbach "Scintille, diamant".
Li ascoltiamo e le vediamo nelle versioni seguenti:
1 - Gounod - Faust - Aria di Marguerite - Air des bijoux - Angela Gheorghiu (Marguerite) - Royal Covent Garden, 2004
2 - Offenbach - Les Contes d'Hoffmann - Scintille, diamant - Samuel Ramey (Dappertutto) - Teatro alla Scala di Milano, 1995
E' vero, non sono un esperto di gioielli, né un gemmologo, nemmeno questo vuol essere un trattato di storia del costume, ma solo un appassionato resoconto di storie, un elenco di gioie, dive, bellezze, che hanno affascinato, incantato generazioni di amanti della lirica e adornato fiori rari che crescevano ogni volta sul palcoscenico a nuova vita, dando voce ai personaggi, di tutte le epoche e di tutti i lignaggi sociali.
Un piccolo doveroso omaggio, niente di più. E come si dice quando si fa un regalo col cuore: gradirete il pensiero!
Alessandro Ceccarini, adm