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Nel 2024 ricorre non solo il centenario della morte di Giacomo Puccini ma anche l'anniversario tondo della morte di colui che per la prima volta vestì i panni dell'amatissimo/odiatissimo personaggio di Scarpia nella Tosca. Infatti il 23 giugno scorso ricorrevano i 100 anni della morte del baritono Eugenio Giraldoni, che esalò l'ultimo suo respiro nella lontana Finlandia, e in particolare ad Helsinki dove riposa (vedi sotto l'immagine della sua tomba).
Figlio d'arte (suo padre era il baritono Leone Giraldoni e sua madre il soprano e violinista Carolina Ferni), aveva una voce estesa, non molto scura come colore ma decisamente convincente per quanto riguarda spessore e timbro. Debuttò in Carmen nel 1891 a Barcellona e da li intraprese una ottima carriera che lo portò ad esibirsi in giro per il mondo.
Il 14 gennaio 1900 entrò nella storia dell'opera interpretando per la prima volta, come si è già detto, il ruolo di Scarpia a cui darà voce numerose volte ancora negli anni successivi ma che non incise mai (o almeno, al momento, non si ha notizie di sue incisioni del ruolo di Scarpia). Dopo poco tempo la Tosca venne replicata alla Scala, esattamente il 17 marzo sempre con Giraldoni e la Darclèe nei panni della protagonista.
A tal proposito ecco due contributi dalle lettere di Puccini a proposito di Giraldoni come Scarpia :
Puccini a Primo Levi - Milano, 14 marzo 1900
"[ ] … Alla Scala andiamo bene. L'esecuzione [di Tosca] sarà superba. Toscanini, le scene, i cori, l'ambiente ottimi; come pure gli artisti in questo benedetto teatro fanno più figura che negli altri teatri. Giraldoni, per esempio è molto più efficace come voce, ma molto di più! Al Costanzi hanno voluto tagliare il proscenio ad hanno rovinato l'acustica. Peccato!"
Puccini a Primo Levi - Milano, 3 aprile 1900
“[ ] … A giorni Tosca andrà a Verona, poi a Genova. Qui alla Scala è stata ottima per Toscanini e per qualche altro, specie il Giraldoni che ha sempre progredito. La Donna (la Darclèe) si è conservata la stessa.”
Sarebbe davvero riduttivo fermarsi qui nel rievocare l'importante carriera di questo artista, infatti “Non di solo Scarpia vive l'uomo”, poichè il Giraldoni ebbe modo di affrontare un ampio ventaglio di ruoli, e di dare anche voce e corpo per la prima volta a un altro personaggio ovvero Lazaro di Roio ne La Figlia di Jorio di Franchetti su libretto di D'Annunzio al Teatro alla Scala il 29 marzo 1906.
Franchetti godeva di una certa popolarità nel primo decennio del ‘900 e quindi si trattava comunque di un evento importante. L’opera, molto complessa, non ebbe il successo ottenuto da Germania (di cui Giraldoni sarà anche interprete nel corso della carriera) ed ebbe sempre meno repliche fino a pian piano scomparire dai cartelloni.
Una curiosità da rammentare è che il direttore d'orchestra de La Figlia di Jorio era, come per la prima assoluta di Tosca, il celebre maestro Leopoldo Mugnone, molto attivo in quegli anni e punto di riferimento per molti artisti lirici.
De La Figlia di Jorio possiamo ascoltare il duetto “Che c'è? Egli” da una rara fonotipia del 1906 proprio con le voci di Eugenio Giraldoni e il tenore Giovanni Zenatello (primo interprete anche lui dell'opera nel ruolo di Aligi)
Il ritiro dalle scene arrivò per Giraldoni nel 1921 a Trieste, e dopo si trasferì ad Helsinki in Finlandia per insegnare, dove morì, dopo tre anni dal suo abbandono artistico, il 23 giugno. Rimane di lui una tomba che recentemente è stata risistemata e restaurata (grazie all'amico Torsten Brander per il contributo fotografico).
Concludo questo omaggio con l'ascolto del finale di aria dall'Andrea Chenier di “Nemico della patria” ovvero “Un dì m'era di gioia” registrato da Giraldoni nel 1909. Che la gloria di questi grandi artisti non si spenga nell'oblio, dobbiamo a loro tutti qualcosa!
Alessandro Ceccarini, adm
Ps (le lettere di Puccini citate nell'articolo figurano per intero nella nota publicazione Ricordi “Carteggi Pucciniani”)