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Ad Udine un interessante conferenza concerto per ricordare Victoria de los Angeles nel centenario dalla nascita, con la partecipazione di Jorge Binaghi
Il 1 novembre di cent’anni fa nasceva a Barcellona il soprano Victoria de los Angeles.
In un anno in cui tutti celebrano la Callas, non sempre onorandola come si deve, la direttrice artistica delle sezioni Musica e Danza del teatro ‘Giovanni da Udine’, il soprano Fiorenza Cedolins, ha organizzato una interessante conferenza concerto, divisa in due segmenti.
La seconda parte ha visto protagonisti due giovani talenti del territorio: il pianista Alessandro Del Gobbo ed il soprano Gaja Vittoria Pellizzari, chiamati ad evocare le atmosfere musicali amati dal soprano catalano.
Lo hanno fatto con tecnica sicura e grande partecipazione, omaggiando con classe e misura la grande interprete.
Alessandro De Gobbo ha dimostrato la giusta attenzione e sensibilità come accompagnatore, mettendo in risalto una apprezzatissima sintonia artistica con la cantante, ma ha anche affrontato un brano solistico ‘Gretchen am Spinnrade’ di Liszt / Schubert dimostrando una grande maturità interpretativa, che non è mai ostentazione ed incantando la platea con una narrazione musicale suggestiva, ricca di colori, che sembravano trovare ragione nel aver trovato le sfumature nel racconto della vita della de los Angeles.
Gaja Vittoria Pellizzari, allieva del soprano udinese Annamaria Dell’Oste che le ha insegnato una tecnica rigorosa ed una capacità interpretativa intensa, è soprano dal colore interessante e tutt’altro che scontato.
Un centro solidissimo, fiati lunghissimi ed una tavolozza di sfumature amplissima hanno consentito alla cantante di affrontare con ampio successo un programma tutt’altro che semplice e che l’ha portata al confronto diretto con la de los Angeles quando, pochi minuti dopo aver ascoltato la Señora nel ‘Wiegenlied’ di Brahms, il soprano friulano ha offerto la sua interpretazione della stessa ‘Ninna Nanna’. Un successo tale che la stessa Cedolins, a fine concerto, lo ha richiesto come quarto bis e regalo personale.
Una scommessa vinta, quindi quella del teatro: commemorare i grandi interpreti puntando sulle nuove leve.
Ma torniamo alla protagonista: Victoria de los Angeles, al centro della prima, interessantissima, parte dell’incontro, che vedeva protagonista una dele penne più apprezzate della critica teatrale internazionale: Jorge Binaghi, giunto ad Udine direttamente da Barcellona per ricordare l’artista e l’amica.
Binaghi è cofondatore della Fondazione Victoria de los Angeles, ma soprattutto è un intellettuale onesto, affidabile, raffinato e delicato.
In decine di anni di recensioni, non si ricordano attacchi sgradevoli, sottolineature esasperate, quelle forzature che hanno regalato visibilità a tanti suoi colleghi o polemiche sterili. Puntuale, attento, critico, trasparente. Doti non comuni, che hanno reso ancora più preziosa la possibilità di sentire il suo ricordo, tratteggiato con garbo e delicatezza, della cantante .
La de los Angeles non ha mai nascosto le sue origini umili. Figlia di un bidello dell’Università di Barcellona, che a fine carriera le conferirà una laurea ad honorem, scorrazzava da bambina per le grandi aule vuote cantando a squarciagola, sicuramente entusiasta della resa acustica di quegli spazi giganteschi.
Proprio la consapevolezza delle origini e l’importanza di difendere la propria identità potrebbe essere una delle spiegazioni dell’ampia presenza canzoni popolari nei suoi concerti.
Binaghi con delicatezza racconta come la guerra civile abbia annebbiato la leggerezza degli anni giovanili e di come la vita familiare della primadonna sia stata, in età adulta, decisamente difficile: un matrimonio fallito, il primogenito morto in tenera età ed il secondo figlio, di cui era orgogliosissima, affetto da una forma grave di handicap.
Pennellate attente e misurate, che però consentono, meglio di tante pagine biografiche, di capire il senso profondo dell’espressione sempre velata di tristezza, dei sorrisi trattenuti, dello sguardo malinconico.
Victoria seppe sempre sottrarsi da confronti, scontri con colleghe, da rivalità gestite a colpi di riviste patinate.
Ebbe la stima della Callas, che negli anni dello scontro più feroce con il Metropolitan, la definì “l’unico fiore nel letamaio del Met”.
Non che la Señora avesse un carattere arrendevole o morbido. Ma sapeva distinguere la dimensione personale da quella professionale. Se nella vita privata era modesta e riservata, al punto da chiedere per chi fossero i fiori che l’accolsero all’uscita dall’aereo a Buenos Aires, non aveva remore ad ingaggiare diatribe feroci su temi musicali con von Karajan, che ovviamente la prese male e cercò di allontanarla dalle sue produzioni; abbandonò la registrazione di ‘Carmen’ a fronte del rifiuto di Beecham a farle ricantare la Séguidilla , ma in questo caso il direttore ammise di aver sbagliato e la registrazione, con un anno di ritardo, venne conclusa.
Toscanini cercò tante volte di dirigerla in uno dei suoi concerti, ma c’erano sempre delle difficoltà di calendario. Quando finalmente pareva concretizzarsi la possibilità, con una Missa di Bach nel periodo natalizio, il soprano rifiutò al più grande direttore del tempo, perché non voleva rinunciare ai festeggiamenti con i suoi cari.
Una grande artista, dunque, ma anche una grandissima donna, dai valori solidi, con priorità chiare e consapevoli di cosa realmente conti nella vita.
Una cantante appassionata, alla quale non interessava cantare tutto ed ovunque, che detestava le interviste, che non credeva del divismo e per la quale la musica era uno degli strumenti per raccontare al mondo la Vita.
Le sue interpretazioni erano intense, vissute con profondità. Ogni parola era scolpita , studiata, ebbra del suo vissuto, al punto che nel corso degli anni dovette cancellare alcuni brani, pur amatissimi, dal repertorio, man mano che il carico emotivo sui singoli pezzi si faceva insopportabile.
Ogni brano che incideva doveva essere frutto della sua visione, doveva sentirlo nella voce.
Seppe essere straordinaria Cio-Cio-San, struggente Mimì, arguta Rosina, raffinata Contessa dele Nozze di Figaro e soprattutto strabiliante Elsa ed Elisabeth, ruoli wagneriani che amava particolarmente.
Non cercava consensi oceanici, che in realtà, soprattutto in Spagna ed America del Sud ebbe sempre, ma guardò alla musica come uno strumento fondamentale, verrebbe da dire taumaturgico, per affrontare ad un presente spesso inumidito dalle lacrime; per riuscire a volare, per qualche attimo, in un cielo sereno; per riconoscere momenti di poesia anche in una quotidianità ferita.
Un percorso nel quale Lied e canzoni sembrano un legame fra passato e speranze, fra vissuto ed assoluto.
Un viaggio affascinate e coinvolgente, quello proposto da Binaghi e che ci fa sentire il profumo della passione che la Signora Cedolins sta seminando nel ‘teatrone’ friulano.
QUANDO LA CANZONETTA DIVENTA UN CLASSICO? IL LIED
Conferenza concerto
Relatore JORGE BINAGHI
Soprano GAJA VITTORIA PELLIZZARI
Pianoforte ALESSANDRO DEL GOBBO
Teatro Giovanni da Udine, 28 ottobre 2023
di Gianluca Macovez
L'immagine di copertina è un'opera di Gianluca Macovez.
A corollario dell'articolo proponiamo due importanti testimonianze del grande soprano Victoria de los Angeles trovate in rete. Buon ascolto e buona visione: