Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto
2022-23
“OTELLO”
Dramma lirico in quattro atti su libretto di Arrigo Boito da William Shakespeare
Otello Arsen Soghomonyan
Iago Roman Burdenko
Desdemona Liana Horoutonian
Cassio Mario Bahg
Emilia Marina Ogii
Lodovico Giovanni Battista Parodi
Roderigo Enzo Peroni
Montano Fulvio Parenti
Un araldo Giuliano Pelizon
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione
Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Maestro del coro Paolo Longo
Con la partecipazione de I Piccoli Cantori della Città di Trieste
diretti da Cristina Semeraro
Regia Giulio Ciabatti
Costumi Margherita Platè
Luci Fiammetta Baldisseri
Allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, 13 novembre 2022
Al Verdi di Trieste hanno aperto la stagione con uno dei titoli più complessi di Giuseppe Verdi: Otello.
Si tratta di un segnale di volontà di ripartenza, di voglia di recuperare il ruolo di guida della cultura regionale che negli ultimi anni era andato appannandosi.
Diciamo anche che l’entusiasmo della dirigenza sembra essere stato trasmesso al personale che accoglie il pubblico.
Sentire commenti sull’efficienza della biglietteria, vedere apprezzata la cortesia delle maschere, toccare con mano l’attenzione verso i bisogni il pubblico non più giovanissimo e l’entusiasmo sorpreso degli studenti che partecipano ai progetti che il teatro da anni porta avanti con forza, fa sperare in un futuro di reale rinascita, che potrà avere consistenza solo se tutte le componenti, dalla Sovrintendenza agli abbonati, parleranno la stessa lingua.
Presto per dire se questa magia riuscirà a prendere forma in questa stagione, ma la partenza è decisamente nel verso giusto.
Per lo spettacolo sono state messe in campo due compagnie, che con un gioco di interessanti combinazioni, ha offerto al pubblico un caleidoscopio di cinque diverse proposte di cast. Dopo aver già recensito la seconda compagnia, oggi parleremo del primo cast, diretto in questa occasione dal Maestro Ciampa.
Dal punto di vista visivo, non mi dilungo su regia, costumi e luci, che secondo me forniscono uno spettacolo formalmente piacevole da vedere, ma in debito di idee.
Rispetto al primo spettacolo, visto da un palco, adesso ho colto che uno dei pilastri era di colore scuro, forse in allusione alla pelle di Otello, che però era ancora caucasico.
Il Maestro Francesco Ivan Ciampa, che ha diretto un’orchestra impegnata ed attenta, nella quale brillava il primo violino Stefano Furini, affrontava una doppia sfida: con la partitura verdiana e con il confronto con Oren, con cui si alternava.
Riesce a superare con bravura entrambe le prove, fornendo una lettura attenta, ricca di sfumature, carica di tensione e mai manierata e riuscendo a seguire le indicazioni dell’illustre collega senza venirne schiacciato o perdere il proprio tratto identitario.
Un successo che il pubblico premia con applausi a fine spettacolo ed acclamazioni, in verità alle volte anche un po’ forzate, prima di ciascun atto.
In Otello il coro ha un ruolo fondamentale ed in questo caso gli artisti del Verdi, preparati dal Maestro Paolo Longo, hanno offerto una prova di grande qualità.
Sicuramente il primo atto ha visto nella compagine corale uno dei protagonisti assoluti, grazie ad una prova attenta, rigorosa, ben calibrata nei volumi, molto ben interpretata anche dal punto di vista attoriale, ma anche nei momenti successivi si sono scritte pagine di grande commozione.
Un piacere che la resa e l’impegno sono stati in continua crescita nel corso delle serate, quasi a rinverdire il lustro di un passato non così remoto.
Affidabili, musicali e piacevoli scenicamente I Piccoli Cantori della Città di Trieste guidati con bravura da Cristina Semeraro.
Passando alle voci, Arsen Soghomonyan con il suo Otello, avrebbe dovuto essere uno dei nomi di spicco dello spettacolo anche perchè ha già interpretato il personaggio in diverse occasioni, guidato da bacchette illustri.
Si coglie che ha una sua idea del personaggio, scontroso ed accigliato più che rabbioso, meditabondo e riflessivo più che iroso.
Mette al servizio della parte una voce maschia, che però non sempre è capace di piegarsi nella giusta tavolozza di sfumature e tende a forzare il suono, che salendo tende ad arretrare ed a perdere in volume.
Sicuramente ha le carte per diventare un credibile Otello, ma deve lavorare ancora sulla parte, come è inevitabile vista la giovane età.
Desdemona è interpretata da Liana Horoutonian soprano all’esordio a Triestee contesa dai grandi teatri internazionali.
Ci ha proposta una Desdemona che poteva contare su una voce dal colore suggestivo, con un centro solido e sicuro, ma qualche criticità nei passaggi verso l’alto.
La sua era più una donna vera che soffre che una sposa angelicata, che ha reso meglio nell’intensità dell’Ave Maria’ che nel trasporto drammatico di ‘La Canzone del Salce’.
Il vero trionfatore della serata è stato Roman Burdenko .
Dotato di una voce dal volume possente, che riesce a trovare i giusti colori per ciascuno dei momenti della storia, tratteggia sapientemente un personaggio a tutto tondo, infido e raffinato, che non cede agli effetti truculenti, che si guadagna meritatamente il centro dello spettacolo.
Vista la prova fornita dagli interpreti di entrambi i cast, forse questa era l’occasione per incentrare la storia proprio sull’infido amico del Moro, che è quello che voleva Verdi.
Mario Baha offre la sua vocalità elegante al ruolo di Cassio; Marina Ogii è stata una Emilia persino troppo elegante nella figura, molto raffinata nei misurati movimenti e con una voce dal colore suggestivo ma dal volume oscillante; Giovanni Battista Parodi , è stato un interessante Lodovico; Fulvio Parenti è stato un appropriato Montano; Enzo Peroni era un credibile Roderigo; Giuliano Pelizon è stato un credibile Araldo.
Alla fine , applausi meritati per tutti, in particolare per il terzetto dei protagonisti ed ovazioni per Burdenko e Ciampa.
di Gianluca Macovez