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Entusiasmo, divertimento e sfoggio vocale caratterizzano questa ripresa del Barbiere di Siviglia che da Sassari si sposta nella cittadina di Tempio Pausania, in Gallura, ai piedi del Monte Limbara.
Città ricca di storia e legata al bel canto con due figure di grande spessore.
Bernardo Demuro, tenore dalla eccelse qualità che lo stesso Lauri Volpi inserisce tra le tre voci-femoneno ( gli altri due sono Antonio Paoli e Francesco Tamagno ) e il tenore Giovanni Manurita, definito il canoro alato per la sua passione per l’aereonautica ( fece parte della nascente arma dell’aviazione comandata proprio da Gabriele D’Annunzio che gli diede il poetico appellativo).
Bernardino Demuro ha proprio a Tempio Pausania un museo a lui dedicato, mentre Giovanni Manurita, tenore che fu anche attore e che concluse la sua carriera insegnando presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, viene ricordato con un articolo all’interno del libretto di sala.
Il rispetto e la grande considerazione verso questi due personaggi mostrano un legame fortissimo della città con la lirica, e il pubblico numeroso che ha riempito il Teatro del Carmine dimostra un’attenzione viva verso questa arte.
Tutto esaurito per questo Barbiere di Siviglia nato a Sassari come omaggio a Botero con la regia di Victor Garcia Sierra, qui ripresa in modo estremamente valido da Gianpaolo Salis che ha dovuto fare i conti con un palco più piccolo, la mancanza di scene e l’assenza di una piattaforma rotante, ma nonostante questo ha saputo sfruttare adeguatamente la presenza di un’unica scena fissa, e ha reso ugualmente lo spettacolo frizzante, dinamico e divertente. Anzi, sfrondata da alcuni eccessi ( come ad esempio la sfilata di quadri di Botero) è risultata più lineare, spontanea e comica.
Grande merito alla buona riuscita della serata va al disegno luci di Tony Grandi che ha creato le atmosfere, segnando con sfumature rosa e gialle il passaggio del tempo ma anche sfruttando abilmente stratagemmi per sottolineare il carattere dei personaggi. Come la luce che illumina dal basso Figaro che canta “Delle monete il suon già sento! L'oro già viene, viene l'argento…” nel duetto alla fine della scena quarta del primo atto con Almaviva e che gli conferisce un’espressione Mefistofelica, o il lampo luminoso e deflagrante che invade Don Basilio quando pronuncia “Come un colpo di cannone” o come la dominanza blu inframmezzata da lampi di luci bianche durante il temporale.
Completano il quadro i bei costumi a tema che riprendono personaggi e colori delle tele del Pittore Colombiano curati da Marco Guion e Allison Quinones e la scenografia di Paolo Vitale costituita dalla casa di Don Bartolo dall’architettura spagnoleggiante, un balcone da cui si affaccia Rosina e la piazza sottostante dove avviene l’azione.
Merito anche di una squadra di giovani e talentuosi cantanti che hanno spinto sull’acceleratore della commedia tastando il polso del pubblico e di attirandolo a se con ammiccamenti, e con la ricerca di una complicità.
E il pubblico è entrato nel gioco, si è lasciato catturare, si è divertito e lo ha dimostrato più volte con sonore risate.
Bene la direzione del M° Roberto Gianola che guida l’Orchestra dell’Ente concerti Marialisa De Carolis di Sassari attraverso le dinamiche e i colori di quest’opera buffa. Ancora una volta la sinfonia d’apertura si rivela molto espressiva, con pianissimi che emozionano.
Buona come sempre la prova del Coro del lirico di Sassari diretto dl M° Salvatore Rizzu.
Importante il contributo al cembalo di Juliette Aridon che accompagna tutti i recitativi secchi.
I cantanti sono tutti giovanissimi ed estrosi e hanno giocato coraggiosamente con la partitura.
Figaro, interpretato dal baritono Gianni Giuga mostra una buona padronanza della parte sia a livello vocale che recitativo.
Lo stesso si dica del baritono Gianluca Lentini che fa suo il ruolo di Don Bartolo conservando l’autorità del suo essere Dottore senza mai sconfinare nel ridicolo.
Il basso Alessandro Abis mette a servizio del suo Don Basilio una voce piena e scura e l’espressione maliziosa e furba di un piccolo e Machiavellico “Richelieu” di campagna.
Quanto ai due innamorati, il Conte di Almaviva e la furba Rosina, si sono esibiti con entusiasmo in tante infiorettature che diventa persino difficile elencarle tutte.
Il Conte D’Almaviva è stato interpretato dal tenore lirico Manuel Amati in modo decisamente spassoso. Dal punto di vista vocale il timbro è chiaro, decisamente leggero come la parte richiede, e ha affrontato con piglio deciso le insidie della parte sbizzarrendosi con le variazioni
Se durante la recita è incorso in qualche suono un po’ sporco o non perfettamente timbrato fa parte del gioco, soprattutto quando si alza l’asticella della difficoltà per stupire e divertire il pubblico, ed è indubbio che sia riuscito nello scopo.
Dal punto di vista recitativo si è mostrato sempre in parte ma è soprattutto con la scena in cui appare travestito da Suor Alonsa ( al posto di Don Alonso…Piccola licenza registica che funziona dannatamente bene) che fa registrare il momento comico più alto.
Vestito con un ampio abito bianco e azzurro, come nel quadro della Suora capellona di Botero, con stampato in faccia un sorriso sbeffeggiante contornato da baffi e barba, e esibendosi in inchini a profusione e piccoli passetti veloci dopo ogni frase ha suscitato simpatie e risatine divertite tra il pubblico.
La Rosina del mezzosoprano Marta Pluda, fasciata nell’aderente abito rosso della ballerina di flamenco, è una ragazza sveglia, mai succube di Don Bartolo.
Maliziosa e determinata sa quello che vuole e sa come ottenerlo.
La voce è dotata di buona tecnica, un poco piatta nei centri ma nel registro acuto sboccia per ampiezza e colorature e per la capacità di accattivarsi il pubblico con sfoggio vocale e movenze sicure.
Acclamata anche la Berta del soprano Vittoria Lai, dalla voce musicale e con un solido registro acuto, che da vecchietta disprezzata si trasforma sul finale dell’aria in una giovane donna in abito elegante.
Buono per timbro e fraseggio il Fiorello di Dario Sogos e perfettamente in parte l’ufficiale interpretato da Paolo Masala.
Un successo per Tempio Pausania, e per l’organico di Sassari in trasferta, che fa ben sperare che altri titoli vengano rappresentati in questo teatro.
di Loredana Atzei
Recensione relativa alla recita del 22-12-23