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INFINITO SPECCHIO STRADA
Hospitale di San Tomaso, 24 settembre 2023
Quello che proponiamo con INFINITO SPECCHIO STRADA è una performance multimediale, che potremmo definire per parole e musica.
L’idea è di descrivere alcuni degli aspetti dei tre termini nel titolo, attraverso delle opere d’arte, visibili nel percorso e descritte non negli aspetti tecnici ma negli stimoli narrativi, in una lettura che suggerisca collegamenti al vissuto personale di ognuno.
Quello che si vorrebbe proporre è un viaggio che partendo dal mondo esterno, conduca ciascuno alla consapevolezza della bellezza del proprio mondo interiore.
Musica contemporanea, eseguita dallo splendido Stravinskij Ensemble, che raccoglie musicisti provenienti da tutta Italia, diretto magistralmente da Giulia D’Andrea, una delle musiciste friulane di più alto livello attualmente sulla scena, opere di grandi maestri, provenienti da collezioni private, una installazione e tante parole animano questa ora di spettacolo.
Dopo una introduzione per clarinetto solo, davanti ad una delle grandi carte dipinte da Gianluca Macovez, un mare metaforica immagine del viaggio all’interno di sé, Giulia D’Andrea propone alcune pagine di musica contemporanea di grande atmosfera. Siamo in piena sperimentazione novecentesca ed ecco la presentazione del ‘ Concetto Spaziale’ realizzato in tiratura da Lucio Fontana nel 1960 per celebrare il trentennale di ‘Corrente’.
Opera interessante per molti motivi: il colore viola, decisamente raro nella produzione del Maestro; la scelta di sostituire il taglio con uno strappo; le parole che accompagnano il lavoro,
quasi un sottotitolo , nelle quali il Maestro si definisce ‘un asino’.
Spunti per parlare della solitudine degli artisti, della necessità di essere determinati e tenaci,
anche nell’affrontare le sconfitte apparenti, della autostima che non è trionfo conclamato
ma accettazione della propria identità.
Segue un ‘Divertimento’ musicale, magistralmente eseguito dallo Stravinskij Ensemble. Dopo il brano orchestrale, si passa a SPECCHIO, illustrato attraverso due lavori: ‘Narciso’ di Renato Guttuso e ‘Kroa’ di Vasarely.
Il primo è un collage del 1956, che il Maestro tenne per se fino a pochi mesi prima della morte.
Un’opera raffinata, anomala, nella quale il pittore rinuncia al colore a favore di un essenziale gioco di carte.
Il tema affrontato è il bisogno di essere accettati, che spinge ad accettare le maschere che gli altri ci impongono o molto più drammaticamente che pensiamo che pretendano per accettarci.
L’orchestra, senza la direzione del Maestro, esegue una prima versione di una ‘Pavane’ e si passa alla seconda delle opere dedicate allo specchio: ‘ Kroa’, scultura di Victor Vasarely realizzata fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta.
Si tratta di un pezzo storico del Maestro della Mutual Art, corrente dell’Optical Art che prevede l’interazione dell’osservatore, che in qualche maniera diviene coautore del manufatto.
Ci si specchia nelle facce del complesso solido per scoprire l’armonia, che consente di coniugare cerchi e quadrati, in una raffinata citazione rinascimentale; si gioca con i simbolismi dei numeri e della geometria, individuando una lettura dai sapori mistici, che non può che stupire l’osservatore.
Girando attorno , la freddezza apparente dell’oggetto si scioglie in una tavolozza che razionalmente non esiste: è il risultato della sovrapposizione dei riflessi, che fa diventare la superficie bianca, gialla o rossa a seconda del punto d’osservazione e del moto di chi guarda.
Tanti gli spunti della presentazione: dalla fallacità dell’esasperata razionalità, all’importanza del passato; dalla importanza di valorizzare il proprio punto di vista al valore dell’armonia.
La visione della realtà dipende dallo sguardo dell’osservatore e questo viene esemplificato dalla una versione differentemente orchestrata del brano precedentemente proposto: due letture differenti di una stessa partitura.
Dopo una introduzione al tema della strada ed un breve brano di grande impatto, si parla di Afro, di cui si presenta una delle prime opere di grafica: ‘Strada Protetta B’, che offre l’occasione su una riflessione sul territorio friulano non sempre generoso con i suoi artisti, sul coraggio di difendere il valore del passato, sulla coerenza e sul rischio della solitudine.
Segue la prima esecuzione mondiale di ‘Come di un’alba’, brano scritto per l’occasione da Renato Miani, compositore friulano che insegna al Conservatorio ‘Beato Marcello’ di Venezia , le cui musiche sono state eseguite in tutta Europa, facendone un nome di punta della musica contemporanea.
Partecipa all’esecuzione Massimo Somaglino, figura di riferimento per il teatro in Friuli Venezia Giulia e non solo, che legge dei frammenti testuali dello stesso Basaldella.
Dopo un brano musicale di grande presa, con un inciso che rimanda al battito cardiaco, nel corso del quale a ciascuno dei presenti viene consegnata in dono una carta dipinta, metafora del ricordo e del viaggio, il pubblico ritorna al punto di partenza. Al foglio con il mare si è sostituito un uomo, metafora della conquista del mondo interiore. Intorno è cresciuta una foresta di corpi, installazione di grande impatto, con figure realizzate con tecniche miste su supporti differenti, visibili da più lati, che simboleggiano la volontà di ritrovarsi per essere liberi. Alla fine applausi copiosi per tutti.
Alcune opere in mostra create per lo spettacolo dall'artista Gianluca Macovez