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Il 26 Settembre la Chiesa grande e lugubre di Saint Sulpice diventa lo scenario ideale per un recital ricco di emozioni.
Gli spazi tetri sono ravvivati dalle luci.
Le grandi statue marmoree che si affacciano sull’altare sembrano assistere al concerto affascinate.
Roberto Alagna trascina il pubblico in un’esperienza di intimo raccoglimento spirituale accompagnato da due musicisti di grande talento la cui raffinata eleganza si rivela sia nell’accompagnamento al canto, sia nei momenti solistici.
Particolarmente delicata ed emozionante l’esecuzione al piano di Marek Ruszczynski, e decisamente commovente l’omaggio del chitarrista Jean-Felix Lalanne ad Ennio Morricone la cui musica si sposa perfettamente con la sacralità del luogo.
Il concerto si apre con l’”Ave Maria” di Schubert declamata prima in Latino e poi in Francese.
Una supplica accorata, una linea di canto pulita, elegante, inframmezzata da note di sincera commozione con cui da subito il cantante rapisce lo spettatore trasportandolo in un’altra dimensione.
Continua ad essere per me fonte di stupore la grande musicalità di cui è dotato e la ricchezza di armonici tale di indurre nell’ascoltatore quel fenomeno di risonanza in cui si ha la sensazione di vibrare in contemporanea con il suo canto.
Segue “Panis Angelicus” di César Franck in cui la potenza si fonde con la tenerezza di un canto commosso.
In “Agnus Dei” di Georges Bizet si possono ammirare i centri perfettamente timbrati da cui sale imperiosamente nel verso “Qui tollis peccata mundi”. La ripresa “Dona pacem” è accarezzata dolcemente per poi concludere con un acuto lungo e svettante.
Una dolcezza della parola cantata che diventa ancora più palese nell’”Ave Maria” di Gounod. Gli acuti sono sempre pieni, brillanti, il fraseggio è musicale e pieno di pathos, il controllo del registro grave è superbo.
Caratteristiche costanti in un artista che piega la sua tecnica alle necessità espressive del canto.
Nell’”Ingemisco” di Verdi la potenza si stempera in straordinari filati mettendo una volta di più in luce la grande attenzione alle dinamiche del suono nella ricerca del massimo effetto interpretativo.
Non c’è mai sfoggio vocale fine a se stesso ma una totale dedizione al brano.
Commovente in “Tre giorni son che Nina” di Pergolesi interpretato con voce piena e reso straziante da un’infinità di sfumature.
Da brividi l’esecuzione di “Vois ma misère”, dal Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns, da cui traspare un’invocazione intensa, luminosa e intrisa di dolore.
Altrettanto trascinante in “O Souverain” da Le Cid di Massenet in cui la potenza si alterna ad una voce carezzevole e commossa grazie alla morbidezza avvolgente del suono unita alla luminosità degli acuti e allo splendido controllo tecnico ed espressivo dei pianissimi su “humains” ed “eternel” tenuti per un tempo lunghissimo.
Allo stesso modo non può lasciare indifferenti la potenza tragica di “Non, je ne suis pas un impie” , brano tratto dall’Opera contemporanea Le dernier jour d’un condamné composta da David Alagna.
Con l’interpretazione sentita e partecipata di “Si loin trop loin” tratta dal musical Ben Hur di Hossein, si chiude una prima parte dedicata più strettamente ai canti sacri in cui si inseriscono due interventi al pianoforte in cui Marek Ruszczynski crea un’atmosfera sognante.
La seconda parte si slega, in parte, dal canto a tematica sacra ma conserva le stesse costanti musicali e mantiene inalterata la sacralità della musica e di un canto profondamente ispirato.
Si apre con il sentimentalismo malinconico de “La valse de l’espérance”, valzer n° 2 di Dmitri Chostakovitch su testo di Roberto Alagna e continua con alcuni tra i più bei brani tratti dal Musical di Al Capone.
Ad accompagnarlo alla chitarra il compositore stesso, Jean-Felix Lalanne, in una performance straordinaria che mette in luce la grande sintonia tra i due artisti e che mostra, lontano dalle luci sfavillanti delle Folies Bergère, la bellezza assoluta di questa musica e la sua potenza eloquente.
I brani, riarrangiati per l’occasione, appaiono ancora più intimi, più sofferti e appassionanti.
Tra tutti mi piace sottolineare “La maschera” e, soprattutto, lo splendido brano “Raccontami” in cui la voce impostata inizialmente sul canto confidenziale appare giovane, dolce e vellutata quale quella di un ragazzo per poi svilupparsi in una tessitura alta che mette in luce tutto il suo corpo e la sua luminosità.
Si riallaccia infine al canto sacro con la bellissima canzone scritta dal fratello David, “Libertà”. Ispirata al cantico dei cantici di San Francesco D’Assisi e che celebra Fratello Sole e Sorella Luna.
Come per il pianista anche per il chitarrista i momenti di assolo sono due. Nel primo Jean-Felix Lalanne esegue con grande trasporto “Recuerdos de la Alhambra” un pezzo di assoluto virtuosismo struggente e melanconico di Francisco Tàrrega.
Il secondo è un omaggio a Ennio Morricone con una selezione dei brani più sentimentali:
Il tema di Deborah da C’era una volta in America
la colonna sonora di Nuovo Cinema Paradiso
e il tema principale di The Mission.
La serata continua con dei bis importanti.
La straziante canzone Napoletana “Fenesta ca lucive”, seguita dall’omaggio a Caruso nella splendida canzone di Lucio Dalla in una versione elegante, dolce e struggente, e dalla bellissima canzone “Sognare” scritta ancora da Roberto Alagna, per poi accomiatarsi dal pubblico, in perfetta comunione tra canto e spiritualità, con la preghiera “Notre Père” anche questa composta da lui.
Lo sguardo estatico rivolto al cielo, le braccia aperte a rivolgere un’accorata supplica, l’umiltà di inchinarsi a Dio, farsi il segno della croce, e ringraziarlo con un canto che scaturisce dall’anima e per questo è ancora più profondamente Sacro.
Sognare, illudersi di poesie…Fino a che non diventano realtà.
Due ore di spettacolo che confermano una voce per la quale gli anni sembrano non passare, capace di trasferire infinite emozioni e di creare un filo invisibile tra Terra e Cielo passando per il cuore dello spettatore in un’unione magica.
di Loredana Atzei
Photo credit: Stella Vitchénian