Hutalabì!
E’ il grido di vittoria degli Shardana, ed è anche il primo titolo che Ennio Porrino da alla prima stesura de “I Shardana- gli uomini dei nuraghi”che verrà presentata per la prima volta nel 1959 al San Carlo Di Napoli e diretta dal suo stesso autore.
E’ chiaro che Porrino subisce il fascino di un’archeologia che porta alla luce elementi storici di un’Isola dominata da antichi guerrieri, riti sacri e Leggi dure alle quali non possono sfuggire nemmeno gli affetti più cari.
Un’opera tanto avvincente quanto poco conosciuta che il lirico di Cagliari porta in scena nel 2013 con la regia di David Livermore , sotto la Direzione di Anthony Bramall. Il tutto scenicamente arricchito dalle proiezioni suggestive dello studio: D-WOK e da un uso magistrale delle luci in scena curate da Loic Francois Hamelin.
Il mare che lentamente si colora di rosso sangue, il Capo nuragico in cima al promontorio che si staglia su una incredibile notte stellata, le mura ciclopiche che si muovono animate da una forza superiore e danno forma al nuraghe. Il tutto colpisce visivamente lo spettatore con forza arcaica proiettandolo in un’epoca non sua, dove però può riconoscere una simbologia che ancora oggi appartiene al popolo Sardo. Un popolo che custodisce le sue tradizioni millenarie in uno scrigno prezioso.
Questa unione di antico e presente è ben rappresentato dalle tre prefiche vestite nell’abito tradizionale sardo del lutto (che con le modalità del coro greco sono onnipresenti) , nella partecipazione del cantore Perdu chiamato a declamare le gesta di Gonnario con la metrica della”batturina” (una cantata tipica dei cantori sardi improvvisatori e che nella Sardegna attuale, così come doveva essere all’età del bronzo, era esempio di “Balentia”, ossia valore), e ancora, nel finale, con la cantata tradizionale di una ninna nanna intonata dalla Guest Star Elena Ledda, artista completa dalla bella voce di soprano che per scelta si è dedicata al canto folk.
Nell’Opera rappresenta l’alter ego dolente di Nibatta, madre che in guerra perde i suoi figli.
Tutto l’immaginario nuragico viene ben rappresentato dai costumi di Marco Nateri che sebbene rivisitati ed esasperati, ci restituiscono una visione rafforzata ed espressiva dei sentimenti attraverso maschere e gestualità accurate.
I costumi rituali di cui sono adornati Gonnario e Nibatta, richiamano i bronzetti nuragici in una perfetta unione tra uomo e mito.
Il Coro diretto da Marco Faelli e il corpo di ballo del lirico di Cagliari si muovono in scena in perfetta sintonia e in modo sempre vocalmente ed esteticamente coinvolgente.
La coreografia della guerra con i ballerini muniti di scudo tondo, spada piatta dalla forma caratteristica, ed elmo cornuto richiamano i guerrieri Sherden rappresentati nei geroglifici risalenti a Ramses II quando i popoli del mare dominavano il Mediterraneo.
Sono questi richiami fortissimi ad elementi archeologici che mirano a sottolineare la centralità dei nuragici secondo quella che era anche la visione etica di Porrino,
Un artista che è stato capace di immaginare una mitologia in anni in cui la storia sarda era colpevolmente ignorata da tutti. Sardi compresi.
Livermore mostra una mano felice nel dirigere I Shardana ed è capace di rievocare tutto il misticismo nuragico attraverso i suoi simboli e le sue leggende.
Così come è eccellente la regia di David Mancini nella post produzione del DVD.
La storia è quella del popolo dell’isola, in guerra contro i barbari.
Torbeno è appena stato consacrato guerriero e condurrà il suo popolo in battaglia ma è attratto da Bèrbera Jonia che è straniera e nemica e che lo invita, ammaliandolo, a tradire il suo popolo. Un amore che avrà tragiche conseguenze.
La musica è un connubio tra elementi folkloristici, verismo, ed elementi lirici. Il tutto scorre come un fiume impetuoso dominato dai richiami costanti di corno e oboe.
Il cast abbina al buon materiale vocale una importante presenza scenica e una convincente interpretazione.
Gonnario, ha il bel timbro del basso Manrico Signorini . Il suo è un Capoclan credibile. Potente la sua figura che, dall’alto di una rupe scoscesa, guida il suo popolo alla guerra.
Buona anche la Nibatta di Alessandra Palomba che riesce a rendere in modo efficace il dolore della madre per la perdita del figlio. Aiutata anche dagli artisti che dietro di lei usano l’elaborato costume per mimare gli stessi gesti dolenti ed amplificarne il messaggio.
Il soprano Paoletta Marroccu da vita alla sensuale Bèrbena Jonia, estremamente seducente nei modi e nel canto. Impossibile per il giovane guerriero Torbeno, interpretato dal tenore Angelo Villari, vincere il desiderio di possederla. Due voci che nel duetto si amalgamano in modo perfetto regalando momenti di grande virtuosismo, in una partitura non semplice.
Gabriele Mangione interpreta Perdu colui che unisce idealmente con la sua linea di canto il passato con il presente.
Concludono il cast, Norace interpretato dal baritono Domenico Balzani e Orzocco interpretato dal baritono Gianpiero Ruggeri.
Oltre a questa produzione in dvd realizzata dal Lirico di Cagliari esiste un’altra registrazione realizzata a Roma all’auditorium del foro Italico nel 1960 e che aveva come protagonisti Ferruccio Mazzoli (Gonnario), Oralia Dominguez (Nibatta), Gastone Limarilli (Torbeno) e Marta Pender (Berbèna).
In conclusione “I Shardana – gli uomini dei nuraghi” è un’opera che promette al pubblico grandi suggestioni musicali e visive. Capace di mettere in scena tanti riferimenti culturali e che sarebbe bello poter presto rivedere a Teatro.
Video reportage di immagini dalle spettacolo andato in scena al Teatro Lirico di Cagliari nel 2013